Si può parlare di poesia, di parole e di significati senza incontrare Dante nel proprio percorso?
Probabilmente no e infatti lo ritroviamo anche qui, nella proposta odierna.
Cercando riferimenti alla ritualità di un gesto, similmente a quanto accaduto per la ricerca in campo mitologico, si è arrivati all'Inferno, in senso metaforico.
È qui, infatti, che troviamo il conte Ugolino della Gherardesca, protagonista dei versi dal 1 al 78, del trentatreesimo canto dell'Inferno.
Di seguito, i primi quattro versi:
«La bocca sollevò dal fiero pastoquel peccator, forbendola a' capellidel capo ch'elli avea di retro guasto.Poi cominciò»
(vv. 1-4)
![]() |
Ugolino della Gherardesca azzanna la testa di Ruggieri nell'Inferno di Dante Alighieri (Gustave Doré, 1861) |
L'episodio si riferisce al momento in cui Dante incontra il conte che, sentendolo, solleva il capo dal proprio pasto che altri non è che l'arcivescovo Ruggieri con cui era stato imprigionato. Subito dopo aver guardato il poeta, però, il conte torna a nutrirsi.
La ritualità del suo gesto è la punizione a cui è andato incontro, secondo la legge del contrappasso dantesca, in quanto sembrerebbe che dopo essere stato imprigionato coi suoi figli e l'arcivescovo, lasciandoli morire di fame, egli cannibalizzò i corpi dei loro figli, che lo pregarono di nutrirsene prima di morire.
Link:
Nessun commento:
Posta un commento